La respirazione è senza dubbio una funzione chiave del corpo umano: sostiene la vita fornendo ossigeno necessario per il metabolismo e rimuovendo il sottoprodotto di queste reazioni, l’anidride carbonica.
La respirazione, tuttavia, ha altre funzioni oltre alla ventilazione dell’aria e al mantenimento di ossigeno e anidride carbonica ed è un processo complesso che richiede la partecipazione di molteplici strutture e apparati.
È sia un movimento involontario sia volontario: non possiamo smettere di respirare volontariamente se non per un lasso di tempo limitato, come invece possiamo regolare la frequenza e l’intensità del respiro secondo necessità (durante l’attività fisica ad esempio).
La dispnea, ovvero la mancanza di fiato, è la principale causa della riduzione dell’attività fisica nelle patologie respiratorie croniche come
La riduzione dell’attività fisica è associa a una progressiva riduzione del metabolismo cellulare dei muscoli, con una conseguente diminuzione del trofismo muscolare e della forza.
Si instaura così un circolo vizioso:
Questa situazione è spesso rafforzata da concause come ansia e sindromi depressive. Ciò che ne scaturisce è lo sviluppo di una disabilità: le attività di vita quotidiana diventano faticose e la qualità della vita diminuisce.
Una condizione di stress elevato abbassa il pH corporeo (acidosi), rendendoci più esposti a reazioni infiammatorie.
La respirazione è un processo complesso che richiede la partecipazione di molteplici sistemi:
Affinché questo processo sia efficiente ed efficace, è necessario che questi sistemi siano in equilibrio.
Una corretta struttura e una buona postura promuovono un corretto e fisiologico funzionamento dell’atto respiratorio.
Una buona biomeccanica respiratoria ha numerosi effetti positivi:
A livello toracico troviamo numerose articolazioni, alcune estremamente piccole: questa abbondanza è giustificata dalla capacità di compiere innumerevoli adattamenti, garantendo così lo svolgimento delle funzioni vitali e massimizzando lo scambio gassoso a livello alveolare.
Possiamo comprendere che una struttura, come una vertebra, un muscolo o un’articolazione che svolge correttamente il proprio compito, aumenta la capacità dell’organismo a svolgere le proprie funzioni.
L’osteopatia lavora in questa direzione, struttura e funzione sono in reciproca e stretta relazione:
avere una struttura che lavora correttamente permette un’ottimale espressione della funzione, viceversa una funzione compromessa può dare il via a processi adattativi della struttura.
Ciò si può tradurre in una riduzione di movimento, un’aggiunta di movimenti accessori per compiere un gesto che in origine necessitava di uno sforzo minore: riducendo la compliance si riduce l’efficienza.
L’osteopatia può intervenire sulla disfunzione osteopatica della struttura direttamente coinvolta nella meccanica respiratoria (coste, vertebre cervicali e toraciche, clavicole, muscoli o visceri), oppure, a seconda della problematica che è stata riscontrata, una disfunzione che apparentemente sembra non collegata al dolore riferito che ha la possibilità di perturbare la fisiologia respiratoria.
Il fine è quello di normalizzare i parametri qualitativi della zona disfunzionale, per permettere di stimolare la capacità di autoguarigione del corpo.
Le conseguenze di intervenire in questa area non si limitano solamente all’apparato respiratorio: una parte del nostro sistema neurovegetativo, la catena ortosimpatica toracica, è localizzata lateralmente alla colonna dorsale ed è responsabile della regolazione della funzionalità dei visceri.
Una cattiva respirazione quindi può dare origine a rallentamenti digestivi o reflusso gastro-esofageo.
Anche la biomeccanica cervicale può influenzare o essere influenzata. Diversi muscoli che originano dalla regione cervicale hanno una funzione accessoria alla respirazione: i muscoli scaleni e il muscolo sterno-cleido-occipito-mastoideo ne sono un esempio.
Recenti pubblicazioni anno evidenziato come l’intervento osteopatico in combinazione alla riabilitazione polmonare standard (SPR) abbia migliorato significativamente la respirazione soggettiva più dell’SPR da sola.
L’obiettivo del trattamento è ripristinare una corretta fisiologia respiratoria compatibilmente con le capacità del paziente oppure, in affiancamento al medico specializzato e a un programma riabilitativo mirato, aiutare il paziente affetto da patologia cronica a migliorare la propria qualità di vita.